Processo socio-culturale a Rende

L’amministrazione Manna, nel tempo, ha caratterizzato la propria azione in favore dell’integrazione sociale delle comunità straniere, per di più, la politica della condivisione e la tutela delle differenze sono state punti salienti della recente campagna elettorale. Già un anno fa, l’incontro con l’ambasciatore del Senegal, Mamadou Saliou Diouf, lasciava presagire una forte sensibilità verso tale tematica. «Rende vuole essere città dell’accoglienza, promuovendo insieme alle comunità di migranti un’idea di comune multiculturale, aperto e interattivo», così il sindaco Marcello Manna si espresse a margine dell’incontro organizzato in occasione delle celebrazioni per la festa dell’indipendenza del Senegal promossa dall’associazione A.Se.Co del presidente Ibrahima Diop. Ad oggi, già la riconferma della delega all’inclusione sociale e all’immigrazione, passata dall’ex assessore Marina Pasqua alla nuova assegnataria, Annamaria Artese, è sintomo di una programmazione, di un processo culturale che, avviato, si ha tutta l’intenzione di portare a termine. In tal senso, trova una collocazione specifica l’incontro che si è svolto, martedì 30 luglio tra l’assessore alla Cultura, Marta Petrusewicz, l’assessore alle Politiche Sociali e Immigrazione, Annamaria Artese e i rappresentanti di alcune associazione di stranieri: Ibrahima Diop, presidente A.Se.CO (Associazione senegalesi di Cosenza) Ahmed Berraou, presidente Daawa volonteer interculturale, Khaled Sheik, presidente associazione Asim. L’incontro è stato organizzato per mettere a punto le linee programmatiche della collaborazione tra i due assessorati e le comunità straniere presenti sul territorio dell’area urbana Cosenza-Rende. Tre i punti fondamentali presentati durante il proficuo colloquio e tutti scaturenti dal precedente e importante lavoro di analisi dei bisogni dei gruppi sociali svolto, in collaborazione tra l’Ufficio di Piano del Comune di Rende e l’Unical, nell’ambito dei Piani di Zona: La presenza sul territorio di uno Sportello per colmare il deficit informativo degli immigrati e sugli immigrati, tenuto conto che da un lato è forte il bisogno di essere a conoscenza dei propri diritti in funzione dell’accesso ai servizi e come dall’altro sia necessario tenere conto dell’eterogeneità degli immigrati per rispondervi con un approccio diversificato; lo sportello dovrebbe essere gestito da un Garante dell’immigrazione, figura super partes e organo di controllo ufficialmente riconosciuto per offrire un servizio di mediazione ed advocacy; Infine un Centro interculturale, inteso come punto di incontro delle diverse etnie, attività laboratoriali e formative, ambulatorio medico, punto di ritrovo anche spirituale, aperto alle attività religiose. Dall’altra parte si è registrata una forte disponibilità a trovare le soluzioni adatte alle esigenze riscontrate, anche attraverso successivi e calendarizzati incontri, senza disdegnare la possibilità di creare anche una Consulta degli immigrati.